Ecco. Poi ci ricado, ogni volta.
E’ che son fatto così, ingenuo forse, soprattutto su lunghezze d’onda evidentemente differenti. Penso che nella vita ci siano cose più importanti di altre e penso che, nell’ordine, dovrebbero essere prese in considerazione e soppesate.
Voglio dire: gli errori possono essere commessi. E del resto solo chi non tira mai un calcio di rigore è assolutamente sicuro di non sbagliarlo. Però se il rigore viene sbagliato, se viene commesso un errore, ci sta l’incazzo, il momento di sconforto, di amarezza, o di chiusura, ma, per tornare alle cose davvero importanti, se alla base c’è un rapporto umano dovrebbe essere in modo naturale, normale, logico, trasparente, ovvio quello che dovrebbe permettere di risolvere il momento di impasse in maniera meno traumatica. Hai commesso un errore, per quanto importante, è giusto pagarne le conseguenze ma, vivaddio, non è che per questo si mette in gioco un rapporto umano.
A meno che il rapporto umano, l’amicizia, fosse solo di facciata. A meno che, in determinati ambienti, i rapporti umani, di amicizia, semplicemente, non esistono, magari perché, semplicemente, non possono esistere. Però a questo punto tante situazioni non si spiegano, o meglio si spiegano con una presa d’atto di comportamenti di facciata che, per quanto cordiali, sono fasulli. E allora mi sa che sia anche peggio.
Ogni volta ci ricado. Ogni volta penso, o meglio spero, che la Politica possa essere diversa, fatta tenendo conto dei rapporti umani. E ogni volta bum, cado a terra come una pera matura, meravigliandomi, frastornato, quasi incredulo. E ogni volta mi stramaledico perché lo sapevo eppure ho sperato fino all’ultimo istante che i piccoli filamenti che mi tenevano legato all’albero non mi facessero cadere.
Bum.
Di nuovo.
Solo che ogni volta fa sempre più male, sembra sempre di
cadere da più in alto, poi ci metti che l’età avanza e, capirai, questo non
aiuta il fisico a reggere. Né la mente, per la verità.
E ogni volta mi dico e ridico che non ci si deve far
prendere dalle emozioni, ma si deve mantenere un certo distacco, che ti aiuta
anche ad avere una visione più completa, dall’alto. O forse ha ragione chi mi
dice che mi devo vergognare di pensare certe cose, che tanto non ho niente a
che fare, io. Ma non è il mio mestiere; non dovrebbe proprio essere un mestiere, a dirla tutta.
Per non parlare poi della dose di cinismo che dovrebbe essere un elemento basilare ma che, per quanto ci lavori sopra, non riesco a raggiungere. Che forse è un bene. Ma non per questo mestiere.
Perché poi non ci dormo la notte. Perché son fatto così e cambiare è dura, soprattutto alla mia età. Ma poi soprattutto perché credo proprio di non volere cambiare, perché rimango convinto che nella vita davvero ci siano delle cose più importanti, non negoziabili, in alcun modo.
Continuerò la mia lotta impari con i mulini a vento, cercando di non sacrificare la mia coerenza, pagando per i miei errori, per le valutazioni sbagliate, o forse a volte troppo corrette e quindi pericolose. Continuerò a lottare per le cose in cui credo, mettendo da parte l’orgoglio, se necessario, ma andando sempre a testa alta, alla luce del sole, senza richieste, rispettoso e chiedendo rispetto.
Pronto a ricominciare ogni volta.
Quindi avverto il criceto nel mio cervello che sacrificherò ancora un po’ di ore di sonno, quando sarà necessario, e cadrò ancora, come una pera matura. E riaprirò gli occhi, frastornato e un po’ incredulo, dicendomi “la prossima volta vedrai che non succederà, con ci ricadrò”.
Bum.