domenica 8 febbraio 2009

Lavorando ad un Sogno


Dopo Magic ero un po’ deluso, devo confessarlo.
Un album non riuscitissimo, con un paio di buone canzoni (Radio Nowhere, Girls in their summer clothes) e poco altro…e soprattutto un “wall of sound” che crea uno strano effetto, come una pellicola a ricoprire il suono, non permettendogli di uscire ed arrivare nitido.
Dopo Magic ero un po’ deluso.
Poi sono stato a San Siro a vedere lo show dal vivo.
Springsteen l’ho visto diverse volte, sia con la grandissima E Street Band sia con formazioni diverse ad accompagnarlo, ma una roba come quella del concerto di Milano 2008 proprio no, non l’avevo mai vista! Non è stato un semplice concerto, è stato un atto d’amore e devozione totale, del pubblico nei confronti del proprio idolo e di Bruce nei confronti del proprio popolo.
Dopo San Siro camminavo ad un metro da terra. Anche se Magic mi aveva deluso.
E poi, lavorando ad un sogno, qualche settimana fa ha visto la luce il nuovo album di Bruce Springsteen insieme alla sua “famiglia”, la E Street Band, orfana purtroppo di Danny Federici (a cui è dedicato l’intero progetto):
Working On A Dream NON mi ha deluso!
Working On A Dream mi ha stregato, assorbito, affascinato, colpito. Non so ancora dire che posizione troverà nella mia personale classifica (mi serve un po’ di tempo…soprattutto deve “superare” il tempo), certo non è all’altezza di Darkness on the Edge of Town o Born to Run o The Ghost of Tom Joad, ma credo proprio che si guadagnerà una posizione appena dopo questi autentici capolavori, magari a fianco di The Rising (che gode di grande considerazione da parte mia).
E’ ispirato, in qualche modo sperimentale, senza però sradicarsi dalle origini, è magico (questo si!), ti scorre e corre addosso come un fiume, ti cattura, portandoti di volta in volta, di canzone in canzone in piccoli luoghi della sua tanto amata America.
Il lavoro si apre con quella che per me è una delle canzoni più belle di Bruce(in assoluto): Outlaw Pete, cavalcata musicale che sin dai primi secondi ti porta in giro insieme al protagonista che “a sei mesi d’età si era già fatto tre mesi di cella”. Una canzone atipica per Springsteen, molto lunga, ma che ti si appiccica addosso e non te la levi più dalla testa (e dal cuore) e che mi ricorda vagamente Jungleland.
Si continua poi con Lucky Day, classica canzone springsteeniana che non smetteresti mai di ascoltare, allegra, martellante, con un ritornello che dopo il primo ascolto è già tuo.
Working on a Dream (la canzone che da il titolo all’album) magari non è un capolavoro ma ormai è già un classico, legato in modo indissolubile ai recenti avvenimenti politici americani, ovviamente legato con un “patto tra fratelli” con Mr. President, Barack Obama, apertamente sostenuto da Bruce durante la campagna elettorale.
Queen of the Supermarket mi riporta alle atmosfere di Darkness, quando i protagonisti delle canzoni erano gli operai, la gente comune, quella che corre nella notte alla disperata ricerca di se stessi. Qui la regina è la commessa di un supermarket, e non una donna da copertina!
What love can do potrei dire che è un altro classico di Springseen, soprattutto nel testo, dove l’uomo è completamente a disposizione della propria amata ed è capace di tutto (o quasi) con il proprio amore: Darlin’, I can’t stop the rain, or turn your black sky blue, but let me show what love can do….This Life forse è la canzone, più di tutte le altre, figlia delle session che hanno creato Magic, seguita da un brano bellissimo, sporco, demoniaco, come un brano blues deve essere: Good Eye è, da quel che mi ricordo, il primo pezzo decisamente blues scritto da Springsteen, con tanto di armonica e chitarra bluesy e la voce sparata dentro ad un microfono non adatto (probabilmente quello dell’armonica), che crea un effetto-voce alla Tom Waits (anche se il buon Tom ha una voce demoniaca da sé!).
Spazio al folk-country tanto amato da Bruce in Tomorrow Never Knows, e poi un tuffo in un brano che poteva tranquillamente essere contenuto inThe Rising: Life it self, che ha al suo interno una chitarra, sempre leggermente in sottofondo, che sembra suonata da Roger McGuinn nei sui Birds.
Kingdom of Days è una “canzoncina” allegra e, credo, dedidicata alla Regina dei suoi giorni, ovvero sua moglie, nonché sua corista, Patty Scialfa, seguita da un’altra canzone spensierata (alla Springsteen) intitolata Surprise.
Chiude il disco la bella The Last Carnival, una canzone acustica, stile Ghost of Tom Joad o Devils&Dust, dedicata al compianto Danny Federici, tastierista, armonicista, amico fidato di Springsteen, componente storico della E Street Band, prematuramente scomparso lo scorso anno a causa di un fottuttissimo tumore. Un piccolo dono, a cui partecipa anche Jason Federici, figlio di Danny.
C’è ancora spazio per una bonus track: The Wrestler, scritta per l’omonimo film che è valso diversi riconoscimenti a Bruce. Canzone dolce, molto bella e con un testo toccante… Have you ever seen a one legged dog makin’ his way down the street, if you ever seen a one legged dog then you seen me…Insomma, nonostante Working on a Dream è, a detta del managment, figlia delle session di Magic, a differenza del predecessore stavolta Bruce ha fatto centro, regalandoci un disco ottimo, tra l’altro in un packaging molto elegante, compreso anche di dvd che racconta in circa 40 minuti le session di registrazione dell’album (pensavo meglio…le immagini sono piuttosto scarne e non raccontano il backstage…mostrano “semplicemente” Bruce insieme ad altri musicisti suonare le canzoni…senza interviste, senza parlato) e che regala una “perla” di Springsteen preparata e pensata per Halloween: A night with the Jersey devil, canzone “del diavolo del Jersey” tutta da scoprire.
Insomma nel complesso un lavoro ottimo…e che in questi giorni non faccio altro che ascoltare!!!

1 commento:

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