martedì 31 gennaio 2012

My beautiful rewards - Il Buio e Il Muro

Nel 1980/81 (o giù di lì) avevo 5/6 anni (o giù di lì). A quel tempo mio padre aveva un'abitudine: dopo cena si spostava in sala, dove avevamo (e hanno tutt'ora) l'impianto stereo (il mitico Pioneer) e si metteva ad ascoltare musica al buio, sdraiandosi sul divano.
Suppongo fosse un po' per riposarsi dopo la giornata di lavoro, un po' perchè al buio sei solo tu e la musica.
Alcune sere per la verità tra lui e la musica (e il buio) ci intromettevamo anche io e mio fratello (di un anno più giovane): entravamo nella stanza nera, con solo un po' di luce della cucina che filtrava da sotto la porta e qualche timido riflesso del lampione della strada dalla finestra, e ci sedevamo in una delle sedie appoggiate al muro (ce n'erano 2: una a fianco dell'impianto hi-fi, sul lato destro della finestra e una sul lato opposto).
MAI sedersi nelle sedie intorno al tavolo: nel buio i mostri potevano colpirti alle spalle. Meglio avere il muro a cui appoggiarsi e non dargli la possibilità di attaccarti su quel fronte.
Prese le posizioni di guerra ci si lasciava cullare da quei suoni che uscivano dalle casse, da quella lingua inglese di cui non capivamo assolutamente nulla ma che aveva una musicalità così bella o da canzoni in italiano di personaggi che per noi diventavano mitici.

E poi c'erano loro.

E quando c'erano loro i mostri si moltiplicavano e la lotta diventava mitica.
Perchè va bene la lingua inglese, di cui non capivamo un beneamato cazzo, va bene quell'incedere martellante (guarda caso), ma tutti quei suoni strani, quelle grida di bambini, quei cori di voci bianche (e sataniche??), quelle esplosioni, aerei, elicotteri, silenzi squarciati da improvvisi sussulti di musica altissima, per un bambino di 5 o 6 anni (o giù di lì) erano cazzi amari.
Roba da spaventarsi.
Ma il fascino era così forte che ti attraeva verso la stanza buia e non ti faceva uscire. Il fascino di quella musica "strana" e il fascino, sottile, che solo la paura ti può regalare.
Me la ricordo la paura. Me la ricordo quella forza sensuale, eterea, che non mi lasciava andare.
E che non ho mai abbandonato.


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