giovedì 26 marzo 2009
martedì 24 marzo 2009
lunedì 16 marzo 2009
16 marzo 2006


Che poi oggi è, a ben pensarci, un altro anniversario che riguarda i Pink Floyd. O meglio: riguarda proprio David Gilmour e Richard Wright. Il 16 marzo 2006 ero a Parigi, insieme all' inseparabile C., oltre che per visitare la capitale francese (era la proma volta per me), per assistere ad un concerto...no, non "ad un concerto"...Al concerto! On an Island Tour del MIO David Gilmour, accompagnato da una grandissima band, al cui interno c'era alle tastiere il mitico Rick Wright. Inutile dire che l'emozione è stata fortissima e la giornata sicuramente da ricordare (Versailles in una bella e fresca giornata di sole e poi il concerto all'Olympia!). My God! Mi vengono ancora i brividi (non per il freddo!!!)... Per l'occasione feci un breve "reportage" per Floyd Channel, il sito italiano dei fans dei Pink Floyd... Qui sotto quanto scrissi.... Remeber That Night....
EMOZIONI DALL’ISOLA
Castellarano, Reggio Emilia, 13 marzo 2006
Castellarano, Reggio Emilia, 13 marzo 2006
Il 13 settembre 1994, allo stadio Delle Alpi di Torino, ero in prima fila. Era precisamente dal 15 luglio 1989 che aspettavo quel momento. Quando si sono spente le luci e hanno cominciato a risuonare le note di Astronomy Domine e nella penombra ho scorto le figure dei musicisti…e della chitarra…ho rischiato l’infarto! Avevo 19 anni…troppa vita ancora da vedere!
Il 17 settembre a Modena ero in prima fila…alla fine del concerto, dopo aver assistito all’esecuzione integrale di The Dark Side Of The Moon, volavo a circa 1 metro da terra!…
Sono passati 11 anni e poi li ho rivisti…addirittura tutti e 4 insieme (avvenimento impensabile nemmeno nei più bei sogni)!…Londra, Hyde Park, 2 luglio 2005, Live8. Non ero in prima fila, ero davvero troppo lontano…non può regalarti le stesse emozioni, anche se esserci è tutta un’altra cosa che vederlo in tv.
Ora finalmente ci siamo: potrò rivedere i miei idoli (2/4 almeno…per gli altri aspetto l’Arena di Verona!). L’attesa è tanta, On An Island mi piace ad ogni ascolto di più, al di la di certe critiche lette qua e la. La voglia di sentire dal vivo le canzoni del nuovo album e risentire “vecchi” classici dei Pink Floyd non mi fa dormire la notte…mi emozionerò, lo so già…quando li vedrò sul palco non potrò farne a meno…sono un pezzo (importante) della mia vita, della mia mente, del mio spirito.
Parigi, 15 marzo 2006
Come antipasto al “mio” concerto sono in giro per Paris! Mentre insieme al mio compagno d’avventure maciniamo chilometri a piedi mi guardo continuamente intorno per scorgere qualche manifesto dei concerti parigini…invece nulla! Non ho visto 1 solo manifesto, volantino, pezzo di carta che pubblicizzasse l’evento! Stasera “l’uomo” suona al Grand Rex: passo a controllare la situazione: sono circa le 19 e c’è parecchia gente in fila. Anche qui non c’è un solo manifesto o scritta che pubblicizzi il concerto…solo 2 fogli A4 che indicano gli ingressi alla sala…e una pubblicità generica degli eventi al cinema-teatro, scritto in piccolo, tra cui sbuca anche il nome di David…’sti francesi!…come si fa a trattare così “male” il mio idolo?!!!
Parigi, 16 marzo 2006
Sono davanti al Teatro Olympia Bruno Coquatrix. C’è un enorme scritta rossa luminosa che capeggia sull’ingresso: David Gilmour - On An Island Tour. Finalmente una degna accoglienza!Sto per varcare la porta che mi trasporterà sulla magica Isola incantata…
Parigi, 15 marzo 2006
Come antipasto al “mio” concerto sono in giro per Paris! Mentre insieme al mio compagno d’avventure maciniamo chilometri a piedi mi guardo continuamente intorno per scorgere qualche manifesto dei concerti parigini…invece nulla! Non ho visto 1 solo manifesto, volantino, pezzo di carta che pubblicizzasse l’evento! Stasera “l’uomo” suona al Grand Rex: passo a controllare la situazione: sono circa le 19 e c’è parecchia gente in fila. Anche qui non c’è un solo manifesto o scritta che pubblicizzi il concerto…solo 2 fogli A4 che indicano gli ingressi alla sala…e una pubblicità generica degli eventi al cinema-teatro, scritto in piccolo, tra cui sbuca anche il nome di David…’sti francesi!…come si fa a trattare così “male” il mio idolo?!!!
Parigi, 16 marzo 2006
Sono davanti al Teatro Olympia Bruno Coquatrix. C’è un enorme scritta rossa luminosa che capeggia sull’ingresso: David Gilmour - On An Island Tour. Finalmente una degna accoglienza!Sto per varcare la porta che mi trasporterà sulla magica Isola incantata…
Finalmente ho in mano il biglietto! Arriviamo nella sala…la maschera ci accompagna ai nostri posti: sono 2 poltroncine in ultima fila di platea…fortunatamente l’Olympia non è molto grande, quindi abbiamo comunque una visione discreta, e più di ogni altra cosa spero che l’audio sia buono! Si spengono le luci mentre ancora parecchie persone devono prendere posto; l’emozione sale sempre più, mentre le note di Castellorizon si insinuano nel buio tra le poltrone… e poi finalmente le sagome dei musicisti fanno comparsa sul palcoscenico e l’emozione sfocia in un applauso liberatorio!
Appena il tempo di rendersi conto che finalmente il sogno si avvera e già le note di On an Island avvolgono il pubblico: la voce di David sembra un tantino contratta…”we lay side by side..” in falsetto segna una “stecca” del nostro…decisamente ha qualche problema con la voce: durante il concerto darà proprio l’impressione di faticare ad arrivare alle tonalità alte. On an Island è comunque ben suonata e l’assolo finale, con un bel intreccio tra la chitarra di David e quella di Phil Manzanera, è da pelle d’oca! Peccato che “El Magnifico”, insieme alla sua chitarra, passeranno il resto del concerto un po’ in disparte… E’ il momento del bienvenu, in cui David snocciola un buon francese, incuriosendo non poco i presenti parlando di una sorpresa (!): l’atmosfera è rilassata e “strana”: essere abituati a vedere i concerti dei Pink in grandi spazi rende questa “dimensione ridotta” un qualche cosa di nuovo! Sembra ci sia voglia di parlare da parte di Dave, di rendersi più vicino al pubblico: con il passare delle canzoni questa sensazione si tramuterà in decisa certezza!
Si ricomincia con la musica e le note di The Blue ci riportano nell’infinito del mare, con lo splendido effetto della chitarra che “allunga” le note…appena il tempo di respirare ed ecco che la sorpresa annunciata si materializza: le note al piano di Richard Wright sono proprio quelle di The Great Gig In The Sky!!! E mentre il pubblico si guarda incredulo, Sam Brown, corista nel tour 94 dei Pink e nei concerti del 2001/2002 di David, si piazza davanti al microfono al centro del palco: un cadeau davvero splendido!
Regalo per regalo e il pubblico intona Happy Birthday per i 60 anni del nostro, compiuti da 10 giorni esatti. Si riparte con le canzoni da On an Island: Red Sky at Night ci presenta un Gilmour versione sassofonista, da fare invidia Dick Parry!; This Heaven risente di qualche problema alla voce, che fatica non poco alle tonalità alte; Then I Close My Eyes vede Guy Pratt imbracciare la chitarra e David dividersi tra una slide acustica e la chitarra elettrica; Smile è sempre dolcissima e lascia poi spazio alla potente Take a Breath, dove Guy “Mad” Pratt può finalmente scatenarsi e non stare fermo un secondo: intanto Jon Carin si “diverte” con la slide guitar (suonata in questa ma anche in altri brani: presentando la band David dirà di Jon che “può suonare qualsiasi cosa gli diate in mano”!). A Pocketful of Stones e Where We Start sono la carezza che chiude il set: un’ora circa di musica passata davvero in un batter d’occhio!
Regalo per regalo e il pubblico intona Happy Birthday per i 60 anni del nostro, compiuti da 10 giorni esatti. Si riparte con le canzoni da On an Island: Red Sky at Night ci presenta un Gilmour versione sassofonista, da fare invidia Dick Parry!; This Heaven risente di qualche problema alla voce, che fatica non poco alle tonalità alte; Then I Close My Eyes vede Guy Pratt imbracciare la chitarra e David dividersi tra una slide acustica e la chitarra elettrica; Smile è sempre dolcissima e lascia poi spazio alla potente Take a Breath, dove Guy “Mad” Pratt può finalmente scatenarsi e non stare fermo un secondo: intanto Jon Carin si “diverte” con la slide guitar (suonata in questa ma anche in altri brani: presentando la band David dirà di Jon che “può suonare qualsiasi cosa gli diate in mano”!). A Pocketful of Stones e Where We Start sono la carezza che chiude il set: un’ora circa di musica passata davvero in un batter d’occhio!
Nel complesso la prima parte è stata ben suonata, forse però un po’ troppo uguale al disco: si è visto buon affiatamento tra i musicisti, ma la “macchina” ha bisogno ancora di qualche chilometro di rodaggio! (speriamo che per le date italiane sia perfetta!).
20 minuti di intervallo e si ricomincia…
Il secondo tempo è tutto composto da brani dei Floyd: David sale sul palco tutto solo, imbraccia la Fender elettrica e inizia a suonare l’intro di Shine On You Crazy Diamond: è come la versione del 2002, ma elettrica…poi però anche gli altri componenti della band prendono posto e la versione “solo” cede il passo ad una versione “corale”…e poi di nuovo al momento di iniziare a cantare si ritrasforma in una versione “solo” per voce e chitarra (ma quanto è bella?!!!). A questo punto un problema tecnico manda in tilt qualche cosa nell’impianto di David, che ferma l’esecuzione del brano: si apre un simpatico siparietto insieme al tecnico del suono che, alla domanda di David “cosa è successo?” risponde semplicemente, con flemma tipicamente inglese: “Something’s broken…” … qualcosa si è rotto! Chiaro no?! Velocemente sistemato il guasto David ricomincia dall’inizio, suonando un intro diverso dal precedente, davvero molto bello. Bellissima la versione che ci viene regalata! Alla fine della canzone presentazione della band: partendo da Dick Parry è un susseguirsi di applausi sempre più forti, fino ad arrivare ad una vera e propria ovazione (e ci mancherebbe altro!) per Richard Wright, che appare quasi imbarazzato da tanto affetto.
Spazio alle canzoni poco suonate ed ecco che viene ripescata Wot’s…Uh The Deal, suonata con il palco illuminato da una luce bianca, che fa apparire i “mostri sacri” come “semplici” musicisti in un club a fare la loro serata. Altra canzone praticamente mai eseguita dal vivo: Wearing The Inside Out (! !), con naturalmente Rick alla voce: peccato che anche qui un piccolo problema tecnico, probabilmente al monitor della voce del tastierista, non permetta un’ esecuzione perfetta. Si torna indietro negli anni e Fat Old Sun, che a quanto pare nei vari concerti si alterna a Dominoes (e a Coming Back To Life), è davvero bella, soprattutto nel finale, elettrico e potente (anche qui con un preambolo: un siparietto di David che accena 2 passi di “danza” mentre gli altri componenti intonano “sing to me…sing to me…” aspettando il cambio di chitarra da acustica a elettrica). E’ il momento di farsi un viaggio sul lato oscuro della luna: Breathe, poi Time e Breathe (Reprise), che si chiude con i rintocchi della campana, a fare da allaccio con una splendida High Hopes. Pubblico in visibilio! E il meglio ancora non l’abbiamo sentito: Richard Wright alle tastiere…un suono che sembra una goccia…poi, dopo qualche secondo, un’altra goccia…
Spazio alle canzoni poco suonate ed ecco che viene ripescata Wot’s…Uh The Deal, suonata con il palco illuminato da una luce bianca, che fa apparire i “mostri sacri” come “semplici” musicisti in un club a fare la loro serata. Altra canzone praticamente mai eseguita dal vivo: Wearing The Inside Out (! !), con naturalmente Rick alla voce: peccato che anche qui un piccolo problema tecnico, probabilmente al monitor della voce del tastierista, non permetta un’ esecuzione perfetta. Si torna indietro negli anni e Fat Old Sun, che a quanto pare nei vari concerti si alterna a Dominoes (e a Coming Back To Life), è davvero bella, soprattutto nel finale, elettrico e potente (anche qui con un preambolo: un siparietto di David che accena 2 passi di “danza” mentre gli altri componenti intonano “sing to me…sing to me…” aspettando il cambio di chitarra da acustica a elettrica). E’ il momento di farsi un viaggio sul lato oscuro della luna: Breathe, poi Time e Breathe (Reprise), che si chiude con i rintocchi della campana, a fare da allaccio con una splendida High Hopes. Pubblico in visibilio! E il meglio ancora non l’abbiamo sentito: Richard Wright alle tastiere…un suono che sembra una goccia…poi, dopo qualche secondo, un’altra goccia…
Escono gli echi dalla caverna di corallo!
E’ in assoluto il momento più bello del concerto! Echoes ha una potenza incredibile, è suonata in modo impeccabile e riporta veramente tutti ai magnifici anni 70… L’atmosfera è indescrivibile, le emozioni sono completamente fuori controllo…il richiamo è troppo forte: chiudo gli occhi e mi lascio letteralmente trasportare dalla musica! …And I am you and what I see is me… Non esiste più tempo, luogo, spazio… Ripensandoci ho ancora i brividi!
Non resta che presentare i bis…che per essere all’altezza di Echoes dovranno veramente darsi da fare! Wish You Were Here non poteva mancare, così come non si poteva chiudere in modo migliore la splendida serata se non con Comfortably Numb, con un assolo finale da pelle d’oca, autentico marchio di fabbrica di David (anche se quello che veniva proposto durante il tour del 94 rimane secondo me in assoluto il migliore). La band si prende i meritatissimi applausi!!!
Devo ancora assimilare ciò che ho appena visto/sentito, e intanto il teatro lentamente si svuota…La fine di un concerto lascia sempre un po’ di amaro in bocca: vorresti che non terminasse mai! Le circa 2 ore e mezza hanno comunque più che soddisfatto i presenti! Si ritorna verso l’albergo e le immagini della serata scivolano lentamente nell’aria fresca della sera…le atmosfere e le emozioni vissute sull’Isola magica quelle no…quelle non se ne andranno mai più!
…so much behind us, still far to go…
See you in Milan & Rome!
TRACKLIST
Castellorizon
On An Island
The Blue
The Great Gig In The Sky (with Sam Brown)
Red Sky At Night
This Heaven
Then I Close My Eyes
Smile
Take a Breath
A Pocketful Of Stones
Where We Start
Shine On You Crazy Diamond
Wot’s…Uh The Deal
Wearing The Inside Out
Fat Old Sun
Breathe
Time + Breathe (Reprise)
High Hopes
Echoes
Wish You Were Here
Comfortably Numb
Shine On!Luca
domenica 15 marzo 2009
Richard Wright


Ancora un post sui Pink Floyd, o meglio su di uno dei componenti della band inglese. Questa volta però non si "festeggia" un compleanno. Purtroppo.
Esattamente 6 mesi fa, il 15 settembre 2008, dopo una breve lotta contro un maledetto cancro moriva Richard Wright, tastiera e voce, nonchè membro fondatore dei Pink Floyd. Quanto detto per David Gilmour vale anche per Rick: il suo tocco, questa volta non con la chitarra ma con le tastiere, mi ha regalato (e continua a regalarmi) emozioni a non finire. Io ho sempre considerato la coppia Gilmour/Wright come la vera essenza del sound pinkfloydiano (non voglio polemizzare sul dualismo Gilmour-Waters; non è il caso): gli intrecci tra il tappeto sonoro disteso da Wright e i sognanti "solo" delle chitarre di Gilmour per me sono indiscutibilmente il marchio di fabbrica della mitica band inglese.
Quando lessi la notizia della prematura scomparsa stentai a crederci...avevo letto poco tempo prima di un suo progetto di un nuovo disco solista...la speranza di poterlo rivedere live era davvero tanta... Scrissi di getto una sorta di sfogo, che poi inviai a "Jam", rivista musicale che ormai leggo da tanti anni, che la pubblicò nel numero di ottobre 2008. Qui sotto la breve lettera.
Mi manchi Richard!
Esattamente 6 mesi fa, il 15 settembre 2008, dopo una breve lotta contro un maledetto cancro moriva Richard Wright, tastiera e voce, nonchè membro fondatore dei Pink Floyd. Quanto detto per David Gilmour vale anche per Rick: il suo tocco, questa volta non con la chitarra ma con le tastiere, mi ha regalato (e continua a regalarmi) emozioni a non finire. Io ho sempre considerato la coppia Gilmour/Wright come la vera essenza del sound pinkfloydiano (non voglio polemizzare sul dualismo Gilmour-Waters; non è il caso): gli intrecci tra il tappeto sonoro disteso da Wright e i sognanti "solo" delle chitarre di Gilmour per me sono indiscutibilmente il marchio di fabbrica della mitica band inglese.
Quando lessi la notizia della prematura scomparsa stentai a crederci...avevo letto poco tempo prima di un suo progetto di un nuovo disco solista...la speranza di poterlo rivedere live era davvero tanta... Scrissi di getto una sorta di sfogo, che poi inviai a "Jam", rivista musicale che ormai leggo da tanti anni, che la pubblicò nel numero di ottobre 2008. Qui sotto la breve lettera.
Mi manchi Richard!
E DOPO TUTTO SIAMO PERSONE COMUNI
Il 15 settembre ho pianto. E’ strano. Mi capita raramente. E’ strano soprattutto perché ho pianto per una persona che non conoscevo, che non avevo mai incontrato. L’avevo visto “dal vero” diverse volte (vicino, così vicino…): Torino e Modena nel 1994; Londra-Live8 nel 2005; e poi Parigi, Milano, Roma e Venezia nel 2006. Ma non lo conoscevo, non ci avevo mai parlato. Eppure so tutto (o quasi) di lui.
E ho pianto, come quando un pezzo della tua anima, della tua vita se ne va, per sempre. E’ strano come si possa stare male per una persona che non conosci, ma che ti ha così cambiato, arricchito, consolato, fatto godere, portato in magici ed inesplorati mondi.
Richard Wright è stato un musicista straordinario, con uno stile tutto personale, un uomo che ha vissuto la sua popolarità (dei/nei Pink Floyd) sempre in secondo piano, senza pretese di essere sotto i riflettori. Ma riuscite minimamente ad immaginare il “Pink Floyd Sound” senza il tappeto musicale delle magiche e sognanti tastiere e il delicato tocco del pianoforte o dell’hammond??
Il 15 settembre ho pianto perché insieme al grande vecchio “zio” Richard anche i Pink Floyd hanno detto addio a questo mondo crudele.
E i tanti ricordi affiorano, riempiendomi la mente e il cuore. Sono crescuito, sono diventato uomo con questa musica, con questi “ragazzi”.
Ho appena acquistato “Live in Gdansk” di David Gilmour, fantastico ricordo dell’ultima data del tour del 2006 di “On an Island” e non posso non emozionarmi nel rivedere quei 2 vecchi “dinosauri” strabiliare il pubblico in modo così semplice, regalando lezioni di musica e stile ai “nuovi” musicisti (quelli che per suonare qualcosa di decente hanno l’unica intuizione di copiare “i vecchi”…); non posso non emozionarmi riascoltando “Echoes”…O ripensando ai fans italiani che chiamavano a gran voce “Richard, Richard!” durante la presentazione della band, in un crescendo di energia che sembrava imbarazzasse il posato musicista inglese, quasi come non ci fosse abituato…
Mi mancherai terribilmente Richard, ora che mi rimangono tra le mani solo dei “cocci di cineserie”, ora che non potrò più ascoltare tutti quei dischi che mi hanno cambiato per sempre con lo stesso stato d’animo, ora che il tuo grande concerto lo potrai suonare direttamente dal cielo.
Ciao grande, unico, incredibile, tranquillo, sognante, magnifico Richard Wright! E grazie per tutte le emozioni che sei riuscito a trasmettermi, grazie per come hai vissuto, grazie perché sei entrato nella mia vita e grazie perché dalla mia vita mai te ne andrai.
Con tutto l’affetto di questo mondo
Luca
Il 15 settembre ho pianto. E’ strano. Mi capita raramente. E’ strano soprattutto perché ho pianto per una persona che non conoscevo, che non avevo mai incontrato. L’avevo visto “dal vero” diverse volte (vicino, così vicino…): Torino e Modena nel 1994; Londra-Live8 nel 2005; e poi Parigi, Milano, Roma e Venezia nel 2006. Ma non lo conoscevo, non ci avevo mai parlato. Eppure so tutto (o quasi) di lui.
E ho pianto, come quando un pezzo della tua anima, della tua vita se ne va, per sempre. E’ strano come si possa stare male per una persona che non conosci, ma che ti ha così cambiato, arricchito, consolato, fatto godere, portato in magici ed inesplorati mondi.
Richard Wright è stato un musicista straordinario, con uno stile tutto personale, un uomo che ha vissuto la sua popolarità (dei/nei Pink Floyd) sempre in secondo piano, senza pretese di essere sotto i riflettori. Ma riuscite minimamente ad immaginare il “Pink Floyd Sound” senza il tappeto musicale delle magiche e sognanti tastiere e il delicato tocco del pianoforte o dell’hammond??
Il 15 settembre ho pianto perché insieme al grande vecchio “zio” Richard anche i Pink Floyd hanno detto addio a questo mondo crudele.
E i tanti ricordi affiorano, riempiendomi la mente e il cuore. Sono crescuito, sono diventato uomo con questa musica, con questi “ragazzi”.
Ho appena acquistato “Live in Gdansk” di David Gilmour, fantastico ricordo dell’ultima data del tour del 2006 di “On an Island” e non posso non emozionarmi nel rivedere quei 2 vecchi “dinosauri” strabiliare il pubblico in modo così semplice, regalando lezioni di musica e stile ai “nuovi” musicisti (quelli che per suonare qualcosa di decente hanno l’unica intuizione di copiare “i vecchi”…); non posso non emozionarmi riascoltando “Echoes”…O ripensando ai fans italiani che chiamavano a gran voce “Richard, Richard!” durante la presentazione della band, in un crescendo di energia che sembrava imbarazzasse il posato musicista inglese, quasi come non ci fosse abituato…
Mi mancherai terribilmente Richard, ora che mi rimangono tra le mani solo dei “cocci di cineserie”, ora che non potrò più ascoltare tutti quei dischi che mi hanno cambiato per sempre con lo stesso stato d’animo, ora che il tuo grande concerto lo potrai suonare direttamente dal cielo.
Ciao grande, unico, incredibile, tranquillo, sognante, magnifico Richard Wright! E grazie per tutte le emozioni che sei riuscito a trasmettermi, grazie per come hai vissuto, grazie perché sei entrato nella mia vita e grazie perché dalla mia vita mai te ne andrai.
Con tutto l’affetto di questo mondo
Luca
venerdì 6 marzo 2009
David Gilmour



Non so se capita, o è capitato, anche ad altri. Voglio dire: tu non conosci una persona...magari vive a migliaia di kilometri da te, è molto più grande di te, non l'hai mai incontrato (visto "dal vivo", anche a meno di 5metri, ma mai incontrato)...eppure attraverso il suo "lavoro" puoi tranquillamente dire che quella persona è per te importante, perchè ti ha cambiato, ti ha aiutato, ti ha portato in mondi in cui sei a tuo agio, ti ha toccato l'anima come nessun altro. Questo è quello che rappresenta per me David Gilmour. Non è un "semplice" musicista. Attraverso la sua musica, la sua chitarra, è entrato nella mia anima, nella mia mente, mi ha accompagnato in viaggi attraverso luoghi magici dove tutto è come dovrebbe essere... Difficile da spiegare ma David, come solista e, naturalmente, insieme ai suoi Pink Floyd sono quanto di più vicino alla mia anima. E allora auguri al mio idolo che il 6 marzo ha compiuto 63 anni! Un giovincello! sempre mitico! Un dinosauro, come lo chiama qualcuno, ma è sufficiente ascoltare una delle sue note, una sola, per capire quanto questo "dinosauro" abbia da insegnare e, soprattutto, quanto i "nuovi" musicisti abbiano da imparare! The endless river, forever and ever...
mercoledì 4 marzo 2009
Via del campo
“Ama e ridi se amor risponde
piangi forte se non ti sente
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior.”
piangi forte se non ti sente
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior.”
Un matto (dietro ogni scemo c'è un villaggio) (1972)
“Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole,
e la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride e te, lo scemo, che passa…”
e non riesci ad esprimerlo con le parole,
e la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride e te, lo scemo, che passa…”
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