

Ancora un post sui Pink Floyd, o meglio su di uno dei componenti della band inglese. Questa volta però non si "festeggia" un compleanno. Purtroppo.
Esattamente 6 mesi fa, il 15 settembre 2008, dopo una breve lotta contro un maledetto cancro moriva Richard Wright, tastiera e voce, nonchè membro fondatore dei Pink Floyd. Quanto detto per David Gilmour vale anche per Rick: il suo tocco, questa volta non con la chitarra ma con le tastiere, mi ha regalato (e continua a regalarmi) emozioni a non finire. Io ho sempre considerato la coppia Gilmour/Wright come la vera essenza del sound pinkfloydiano (non voglio polemizzare sul dualismo Gilmour-Waters; non è il caso): gli intrecci tra il tappeto sonoro disteso da Wright e i sognanti "solo" delle chitarre di Gilmour per me sono indiscutibilmente il marchio di fabbrica della mitica band inglese.
Quando lessi la notizia della prematura scomparsa stentai a crederci...avevo letto poco tempo prima di un suo progetto di un nuovo disco solista...la speranza di poterlo rivedere live era davvero tanta... Scrissi di getto una sorta di sfogo, che poi inviai a "Jam", rivista musicale che ormai leggo da tanti anni, che la pubblicò nel numero di ottobre 2008. Qui sotto la breve lettera.
Mi manchi Richard!
Esattamente 6 mesi fa, il 15 settembre 2008, dopo una breve lotta contro un maledetto cancro moriva Richard Wright, tastiera e voce, nonchè membro fondatore dei Pink Floyd. Quanto detto per David Gilmour vale anche per Rick: il suo tocco, questa volta non con la chitarra ma con le tastiere, mi ha regalato (e continua a regalarmi) emozioni a non finire. Io ho sempre considerato la coppia Gilmour/Wright come la vera essenza del sound pinkfloydiano (non voglio polemizzare sul dualismo Gilmour-Waters; non è il caso): gli intrecci tra il tappeto sonoro disteso da Wright e i sognanti "solo" delle chitarre di Gilmour per me sono indiscutibilmente il marchio di fabbrica della mitica band inglese.
Quando lessi la notizia della prematura scomparsa stentai a crederci...avevo letto poco tempo prima di un suo progetto di un nuovo disco solista...la speranza di poterlo rivedere live era davvero tanta... Scrissi di getto una sorta di sfogo, che poi inviai a "Jam", rivista musicale che ormai leggo da tanti anni, che la pubblicò nel numero di ottobre 2008. Qui sotto la breve lettera.
Mi manchi Richard!
E DOPO TUTTO SIAMO PERSONE COMUNI
Il 15 settembre ho pianto. E’ strano. Mi capita raramente. E’ strano soprattutto perché ho pianto per una persona che non conoscevo, che non avevo mai incontrato. L’avevo visto “dal vero” diverse volte (vicino, così vicino…): Torino e Modena nel 1994; Londra-Live8 nel 2005; e poi Parigi, Milano, Roma e Venezia nel 2006. Ma non lo conoscevo, non ci avevo mai parlato. Eppure so tutto (o quasi) di lui.
E ho pianto, come quando un pezzo della tua anima, della tua vita se ne va, per sempre. E’ strano come si possa stare male per una persona che non conosci, ma che ti ha così cambiato, arricchito, consolato, fatto godere, portato in magici ed inesplorati mondi.
Richard Wright è stato un musicista straordinario, con uno stile tutto personale, un uomo che ha vissuto la sua popolarità (dei/nei Pink Floyd) sempre in secondo piano, senza pretese di essere sotto i riflettori. Ma riuscite minimamente ad immaginare il “Pink Floyd Sound” senza il tappeto musicale delle magiche e sognanti tastiere e il delicato tocco del pianoforte o dell’hammond??
Il 15 settembre ho pianto perché insieme al grande vecchio “zio” Richard anche i Pink Floyd hanno detto addio a questo mondo crudele.
E i tanti ricordi affiorano, riempiendomi la mente e il cuore. Sono crescuito, sono diventato uomo con questa musica, con questi “ragazzi”.
Ho appena acquistato “Live in Gdansk” di David Gilmour, fantastico ricordo dell’ultima data del tour del 2006 di “On an Island” e non posso non emozionarmi nel rivedere quei 2 vecchi “dinosauri” strabiliare il pubblico in modo così semplice, regalando lezioni di musica e stile ai “nuovi” musicisti (quelli che per suonare qualcosa di decente hanno l’unica intuizione di copiare “i vecchi”…); non posso non emozionarmi riascoltando “Echoes”…O ripensando ai fans italiani che chiamavano a gran voce “Richard, Richard!” durante la presentazione della band, in un crescendo di energia che sembrava imbarazzasse il posato musicista inglese, quasi come non ci fosse abituato…
Mi mancherai terribilmente Richard, ora che mi rimangono tra le mani solo dei “cocci di cineserie”, ora che non potrò più ascoltare tutti quei dischi che mi hanno cambiato per sempre con lo stesso stato d’animo, ora che il tuo grande concerto lo potrai suonare direttamente dal cielo.
Ciao grande, unico, incredibile, tranquillo, sognante, magnifico Richard Wright! E grazie per tutte le emozioni che sei riuscito a trasmettermi, grazie per come hai vissuto, grazie perché sei entrato nella mia vita e grazie perché dalla mia vita mai te ne andrai.
Con tutto l’affetto di questo mondo
Luca
Il 15 settembre ho pianto. E’ strano. Mi capita raramente. E’ strano soprattutto perché ho pianto per una persona che non conoscevo, che non avevo mai incontrato. L’avevo visto “dal vero” diverse volte (vicino, così vicino…): Torino e Modena nel 1994; Londra-Live8 nel 2005; e poi Parigi, Milano, Roma e Venezia nel 2006. Ma non lo conoscevo, non ci avevo mai parlato. Eppure so tutto (o quasi) di lui.
E ho pianto, come quando un pezzo della tua anima, della tua vita se ne va, per sempre. E’ strano come si possa stare male per una persona che non conosci, ma che ti ha così cambiato, arricchito, consolato, fatto godere, portato in magici ed inesplorati mondi.
Richard Wright è stato un musicista straordinario, con uno stile tutto personale, un uomo che ha vissuto la sua popolarità (dei/nei Pink Floyd) sempre in secondo piano, senza pretese di essere sotto i riflettori. Ma riuscite minimamente ad immaginare il “Pink Floyd Sound” senza il tappeto musicale delle magiche e sognanti tastiere e il delicato tocco del pianoforte o dell’hammond??
Il 15 settembre ho pianto perché insieme al grande vecchio “zio” Richard anche i Pink Floyd hanno detto addio a questo mondo crudele.
E i tanti ricordi affiorano, riempiendomi la mente e il cuore. Sono crescuito, sono diventato uomo con questa musica, con questi “ragazzi”.
Ho appena acquistato “Live in Gdansk” di David Gilmour, fantastico ricordo dell’ultima data del tour del 2006 di “On an Island” e non posso non emozionarmi nel rivedere quei 2 vecchi “dinosauri” strabiliare il pubblico in modo così semplice, regalando lezioni di musica e stile ai “nuovi” musicisti (quelli che per suonare qualcosa di decente hanno l’unica intuizione di copiare “i vecchi”…); non posso non emozionarmi riascoltando “Echoes”…O ripensando ai fans italiani che chiamavano a gran voce “Richard, Richard!” durante la presentazione della band, in un crescendo di energia che sembrava imbarazzasse il posato musicista inglese, quasi come non ci fosse abituato…
Mi mancherai terribilmente Richard, ora che mi rimangono tra le mani solo dei “cocci di cineserie”, ora che non potrò più ascoltare tutti quei dischi che mi hanno cambiato per sempre con lo stesso stato d’animo, ora che il tuo grande concerto lo potrai suonare direttamente dal cielo.
Ciao grande, unico, incredibile, tranquillo, sognante, magnifico Richard Wright! E grazie per tutte le emozioni che sei riuscito a trasmettermi, grazie per come hai vissuto, grazie perché sei entrato nella mia vita e grazie perché dalla mia vita mai te ne andrai.
Con tutto l’affetto di questo mondo
Luca
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